mercoledì 27 ottobre 2010

Fuori di Cuffia limited edition » articoli » www.okmusik.com

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Papere da Fuori Di Cuffia Limited Edition

puntata del 21 ottobre 2010

CHI E' SENZA PECCATO NON SA COSA SI E' PERSO

appiccicato alla vita come catarro gialloverde al lavabo
dormi' per non morire
se quel sonno
e' religione
la tua carne e' un vecchio tempio
fuori da te
e' il niente
dormi' senza dorminre
semi sveglio
semi vivo
brodo sottopelle con ustione terzo grado
ignoranza
e poi necrosi emicrania
una psicosi
molto meglio soffocare
dentro bolle di sapone
l'acido specula incendia i visceri
le feci colando si sciolgono all'anima
morto per non dover dormire
l'epitaffio del giovane
ribelle
sano e
senza amici
ma
in fondo
senza neanche troppi nemici.

autore RUGGERO MUCCIONI

venerdì 15 ottobre 2010

puntata del 14 ottobre 210

Cosa succede se, Fuori di cuffia, guardandosi intorno si rende conto che appiattimento e omologazione mentale hanno fatto delle genti di questo paese uomini e donne pronti a tutto, difficilmente scandalizzabili e per niente turbabili?

sex, drugs and rock'N'roll si e'rivelato un motto troppo diffuso, alla merce' di tutti, allora... DECOR-AZIONE! Ristabiliamo il contegno e la dignita'!
E finalmente noi zozzoni potremo riprenderci i nostri vizi e difetti, crogiolandoci del pubblico dissenso.

In studio: EddyGelo, Ruggero Muccioni poeta da parco metropolitano e le riflessioni di Andrea Castelli, giornalista filosofo contemporaneo.
Dj Daan alla parte tecnica.

DECORO di andrea castelli
• 1 Complesso di valori e atteggiamenti ritenuti confacenti a una vita dignitosa, riservata, corretta: salvare il d.
• 2 Onore; in senso fig., persona o cosa che costituisce motivo di soddisfazione, di vanto: essere il d. della famiglia
• 3 Decorazione, che serve da ornamento; in partic. piastrella con decorazioni: un rivestimento in ceramica con pochi d.
1-Appare chiaro da subito che D. si manifesta sia nella sfera privata, intima della persona (è un complesso di valori), sia nella arena sociale (sono atteggiamenti, ornamenti appunto, tali da rendere in qualche modo pubblici i valori della persona).
2-Ancora si richiama esplicitamente alla sfera pubblica (essere motivo di Vanto), che all'ambito più privato della Soddisfazione (personale, del nucleo famigliare, della società).

Mi pare interessante notare che in entrambe le voci, è presupposta (implicitamente) una componente di conformismo. Apparire confacenti ad una vita dignitosa e corretta richiama ad una quantità di spettatori che giudicano di e sanno cosa sia una vita dignitosa e corretta.

3-Ai nostri scopi, la terza "spiegazione" richiama alla esteriorità, se vogliamo alla vanità (nel senso religioso di esser vano) implicata dal termine.

Mi viene da pensare ad un paio di possibili modi per articolare il discorso (con queste premesse).
1
I valori che sono sottointesi dal termine D. per come lo intendiamo noi, sono i valori tipici della società borghese (meglio: tradizionale borghese). Quegli stessi valori contro ai quali ci si scagliava negli anni della contestazione, perché il decoro, la dignità esteriore della famiglia, il "Non dare scandalo" (torneremo su questo), erano forme dietro le quali si nascondevano vizi, problemi, fratture. Negandoli all'esterno, in favore del buon nome della famiglia, magari.

Quando ciò non accadeva, la cosa destava Scandalo (parola quindi molto legata al D.) Scandalizzava, ovviamente, la parte di società che in quei valori si riconosceva.

Tutto ciò richiedeva -almeno teoricamente- una condivisione di quei valori, o almeno la volontà di conformarsi alla norma che quei valori, almeno idealmente, rincorreva.
Si capisce l'importanza di questo in un contesto come quello politico, ad esempio.

Si puo' argomentare (e certo è un azzardo), che l'idea di decoro sia venuta a cadere, o meglio a svuotarsi, e non certo per essere sostituita da quello che una certa parte dei contestatori auspicava (banalizzo), ovvero un modo di relazionarsi all'altro più paritario, sincero, sano, diretto.

Piuttosto si puo' dire (sempre azzardando) che il D. borghese si sia staccato sempre di + dalla sua componente interiore, secondo la quale doveva essere il riflesso, l'emanazione di certi valori partecipati e fatti propri. Il D. si è visto trasformare in un vuoto scheletro, indossato per abitudine e convenienza piuttosto che per intima disposizione.

In questo quadro però lo scandalo rimane scandaloso. Rimane un problema difficile da gestire, e questo afferma ancora l'utilità del "vecchio abito" del D.

Ma quando lo scandalo, come pare di vedere, cessa di essere scandaloso, che cosa significa?
Significa che forse l'abito ha preso a essere troppo liso, rattoppato; ha iniziato ad essere inutile insomma, perché è venuta a mancare (o comunque a ridursi) quella parte di pubblico, di società che riconosce tali valori.
E passi che sia venuto a mancare chi riconosce tali virtù necessarie in una "qualsivoglia persona", tutti abbiamo imparato fin dall'epoca di Adamo ed Ava che l'uomo è debole e la donna è sia debole che tentatrice (hehe), ma è venuto parimenti a mancare un orizzonte secondo il quale si riconosce una qualche forma di dovere nei confronti della dignità, della compostezza, a coloro che sono chiamati a rappresentare uno stato.

Allora lo scandalo smette di esser tale, lo rimane per una fetta di società. Altri magari sapranno assaporare lo scandalo, trovarvi quanto li rende simili e fallibili ai potenti, finanche trarne un certo, dolciastro gusto privato. E di questi ultimi è il regno dei cieli.